"Anche io avrei voluto cantare nel coro dell'Antoniano, cosa ci sarebbe stato di male? Certo, a quell'epoca mi mancavano alcune delle fondamentali credenziali che mi avrebbero permesso di partecipare allo Zecchino d'Oro:
1) Non ero uno di quei bambini bellissimi che Toscani avrebbe fotografato per usarli nelle campagne Benetton, lo schermo avrei potuto letteralmente bucarlo. Avevo dei dentini in meno, ma quelli rimasti erano di un colore a metà tra il giallo ed il nero petrolio, e nessun colluttorio consigliato da nessun buon dentista avrebbe potuto contrastare degnamente la quantità di zucchero che ingurgitavo ed i danni che facevano.
2) Non ero abbastanza possidente da potermi permettere una enciclopedia completa di tutti gli optional e gli aggiornamento e gli atlanti e le illustrazioni dipinte a mano, passo fondamentale per poter accedere almeno alle selezioni. C'era sempre il commerciale bastardo che ti diceva: L'audizione è tra tre settimane, ma è subordinata all'acquisto della "Enciclopedia Grolier 1988".
3) Non credevo che il Mago Zurlì potesse essere la panacea di tutti i mali del mondo. Mi era sempre stato antipatico e, osservazione forse un po' troppo acuta per l'età raggiunta, non smettevo di chiedermi e di chiedere al mondo intorno a me perchè quell'uomo anziano e con i capelli grigi doveva andare in giro con una calzamaglia bianca e turchese oscenamente stretta su un pacco che si era ritirato in pensione da almeno dieci anni.
Però, avevo una qualità fondamentale, che mi faceva sentire tronfio e sicuro dei miei mezzi.
Sapevo cantare. Non quel biascichio stridulo e fastidioso delle voci bianche italiche, avevo una voce ferma ed impostata, controllata dal primo gorgheggio all'ultimo acuto. Mi notarono subito, e siccome a fare le selezioni insieme a me c'era il figlio di un uomo illustre, mi fecero sparire dicendomi che i casting erano aperti solo a bambini biondi, con gli occhi azzurri ed un caschetto alla Fantaghirò, frega un cazzo sei sai cantare, dicevano quelli.
Purtroppo, ora, far cantare la gente è il mio lavoro.
Non sono un produttore, non sono un discografico e nemmeno un talent scout. Sono un commissario capo della Polizia di Stato di Lecce: sto per iniziare un interrogatorio, l'ennesimo.
Oggi, però, l'imputato è diverso.
Le iniziali sono V.P., ha una quarantina d'anni e lo sguardo triste di chi ha dovuto confrontarsi tutta la vita con una eredità più grande di se, che ha finito per mangiarla e rovinarle la vita. Semplicemente, non ha saputo reggere la pressione. E la sua vita ora è andata, nel senso più letterale del termine, a puttane.
Avrei dovuto cantarla io, quella canzone. "Volevo un gatto nero", era perfetta per la mia voce, nessuno poteva interpretarla meglio di me, far commuovere l'Italia intera. Ma l'ha cantata lei, al posto mio.
Spero, per lei, che canti anche adesso.
Io entrerò lì dentro, con un sorriso beffardo e strafottente, che nessuno a parte me capirà.
La morale della storia, se davvero possiamo definirla così, è questa: Nella vita, non puoi avere sempre quello che vuoi. Se si fosse accontentata del gatto bianco, tutto questo non sarebbe successo. Invece no, lei lo voleva nero. Nero come il buio della sua cella, nero come l'abisso nel quale ha costretto le donne che faceva prostituire.
"Commissario, siamo pronti, la stiamo aspettando.."
"La ringrazio, ispettore, arrivo subito"
30.12.07
Avvertenze
AL LETTORE
La stoltezza, l'errore, il peccato, l'avarizia,
abitano i nostri spiriti e agitano i nostri corpi;
noi nutriamo amabili rimorsi
come i mendicanti alimentano i loro insetti.
I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti;
ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni
e ritorniamo lieti pel sentiero melmoso,
convinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tutte le nostre macchie.
È Satana Trismegisto che culla a lungo
sul cuscino del male il nostro spirito stregato,
svaporando, dotto chimico, il ricco metallo della nostra volontà.
Il Diavolo regge i fili che ci muovono!
Gli oggetti ripugnanti ci affascinano;
ogni giorno discendiamo d'un passo verso l'Inferno,
senza provare orrore, attraversando tenebre mefitiche.
Come un vizioso povero che bacia e morde
il seno martoriato d'un'antica puttana,
noi al volo rubiamo un piacere clandestino e lo spremiamo con forza,
quasi fosse una vecchia arancia.
Serrato, brulicante come un milione di vermi,
un popolo di demoni gavazza nei nostri cervelli,
e quando respiriamo, la morte ci scende nei polmoni
quale un fiume invisibile dai cupi lamenti.
Se lo stupro, il veleno, il pugnale, l'incendio,
non hanno ancora ricamato con le loro forme piacevoli
il canovaccio banale dei nostri miseri destini,
è perché non abbiamo, ahimé, un'anima sufficientemente ardita.
Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne,
le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti,
fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono
entro il serraglio infame dei nostri vizi,
uno ve n'è, più laido, più cattivo, più immondo.
Sebbene non faccia grandi gesti, né lanci acute strida,
ridurrebbe volentieri la terra a una rovina
e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo.
È la Noia! L'occhio gravato da una lagrima involontaria,
sogna patiboli fumando la sua pipa.
Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato
- tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello!
Charles Baudelaire, Le fleurs du mal
La stoltezza, l'errore, il peccato, l'avarizia,
abitano i nostri spiriti e agitano i nostri corpi;
noi nutriamo amabili rimorsi
come i mendicanti alimentano i loro insetti.
I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti;
ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni
e ritorniamo lieti pel sentiero melmoso,
convinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tutte le nostre macchie.
È Satana Trismegisto che culla a lungo
sul cuscino del male il nostro spirito stregato,
svaporando, dotto chimico, il ricco metallo della nostra volontà.
Il Diavolo regge i fili che ci muovono!
Gli oggetti ripugnanti ci affascinano;
ogni giorno discendiamo d'un passo verso l'Inferno,
senza provare orrore, attraversando tenebre mefitiche.
Come un vizioso povero che bacia e morde
il seno martoriato d'un'antica puttana,
noi al volo rubiamo un piacere clandestino e lo spremiamo con forza,
quasi fosse una vecchia arancia.
Serrato, brulicante come un milione di vermi,
un popolo di demoni gavazza nei nostri cervelli,
e quando respiriamo, la morte ci scende nei polmoni
quale un fiume invisibile dai cupi lamenti.
Se lo stupro, il veleno, il pugnale, l'incendio,
non hanno ancora ricamato con le loro forme piacevoli
il canovaccio banale dei nostri miseri destini,
è perché non abbiamo, ahimé, un'anima sufficientemente ardita.
Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne,
le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti,
fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono
entro il serraglio infame dei nostri vizi,
uno ve n'è, più laido, più cattivo, più immondo.
Sebbene non faccia grandi gesti, né lanci acute strida,
ridurrebbe volentieri la terra a una rovina
e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo.
È la Noia! L'occhio gravato da una lagrima involontaria,
sogna patiboli fumando la sua pipa.
Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato
- tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello!
Charles Baudelaire, Le fleurs du mal
27.12.07
Balloon
Frank voleva scrivere, aveva estremo bisogno di buttare nero su bianco qualcosa, qualsiasi cosa, che non fosse parte della sua vita privata..
Aveva un certo timore reverenziale a parlare di quelli che lui definiva volgarmente "i cazzi suoi", eppure quella sera non riusciva a farne a meno.
Aveva concesso una chance, una buona occasione mentre tutti voltavano le spalle, ed il fiduciario del suo ultimo atto di carità aveva allegramente fatto spallucce, aprendogli gli occhi (semmai ce ne fosse ancora bisogno) su quanto questo mondo sapesse tradire le attese ad ogni momento.
"Lopez non resiste più, anche quel gatto ha ceduto" pensava ormai immerso nei suoi deliri notturni, con un pacco di delusione da infilare in tasca e portarsi dietro insieme ai suoi guanti di lana tagliati che coprivano si e no solamente le nocche.
Si lasciò andare sulla sedia di pelle nera. Billie era lontana, troppo da lui, mentre il nostro aveva sempre più bisogno di una spalla su cui piangere, una Signora Pina per il ragionier Fantozzi di turno, e da maledire alla prima occasione utile, una donna che guarda e tace.
Non volea tacere, aveva voglia di urlare al mondo il suo disgusto per l'ennesimo tradimento subito. Finalmente, uno sguardo più in là, sulla disordinatissima poltrona in mogano scuro e, con una lentezza stranamente pacata e distaccata.
Prese in mano il barattolo giallo, agitò con curo cercando di non bagnarsi, aprì con un deciso giro di vite e soffiò dentro il verde cerchietto dentellato. Mille bolle di sapone riempirono la stanza, portandosi via i suoi pensieri.
Sorridendo si buttò sulla sedia, mentre cercava il telecomando per spegnere l'incessante rumore di fiati ska che proveniva dallo stereo.
Un'altra ruga permeava ora quel suo ghigno triste che molti confondevano con un sorriso.
bienvenido al planeta eskoria, gracchiava una voce.
"di certo il mio pianeta non sarà meglio", pensò Frank sorseggiando l'ultimo sorso di Ballantine's e soffiando l'ultima bolla.
Aveva un certo timore reverenziale a parlare di quelli che lui definiva volgarmente "i cazzi suoi", eppure quella sera non riusciva a farne a meno.
Aveva concesso una chance, una buona occasione mentre tutti voltavano le spalle, ed il fiduciario del suo ultimo atto di carità aveva allegramente fatto spallucce, aprendogli gli occhi (semmai ce ne fosse ancora bisogno) su quanto questo mondo sapesse tradire le attese ad ogni momento.
"Lopez non resiste più, anche quel gatto ha ceduto" pensava ormai immerso nei suoi deliri notturni, con un pacco di delusione da infilare in tasca e portarsi dietro insieme ai suoi guanti di lana tagliati che coprivano si e no solamente le nocche.
Si lasciò andare sulla sedia di pelle nera. Billie era lontana, troppo da lui, mentre il nostro aveva sempre più bisogno di una spalla su cui piangere, una Signora Pina per il ragionier Fantozzi di turno, e da maledire alla prima occasione utile, una donna che guarda e tace.
Non volea tacere, aveva voglia di urlare al mondo il suo disgusto per l'ennesimo tradimento subito. Finalmente, uno sguardo più in là, sulla disordinatissima poltrona in mogano scuro e, con una lentezza stranamente pacata e distaccata.
Prese in mano il barattolo giallo, agitò con curo cercando di non bagnarsi, aprì con un deciso giro di vite e soffiò dentro il verde cerchietto dentellato. Mille bolle di sapone riempirono la stanza, portandosi via i suoi pensieri.
Sorridendo si buttò sulla sedia, mentre cercava il telecomando per spegnere l'incessante rumore di fiati ska che proveniva dallo stereo.
Un'altra ruga permeava ora quel suo ghigno triste che molti confondevano con un sorriso.
bienvenido al planeta eskoria, gracchiava una voce.
"di certo il mio pianeta non sarà meglio", pensò Frank sorseggiando l'ultimo sorso di Ballantine's e soffiando l'ultima bolla.
26.12.07
mr bad guy..
I was born to love you
With every single beat of my heart
Yes, I was born to take care of you
Every single day...
I was born to love you
With every single beat of my heart
Yes, I was born to take care of you
Every single day of my life
You are the one for me
I am the man for you
You were made for me
you're my ecstasy
If I was given every opportunity
I'd kill for your love
So take a chance with me
Let me romance with you
I'm caught in a dream
And my dream's come true
It's so hard to believe
This is happening to me
An amazing feelin'
Comin' through
I was born to love you
With every single beat of my heart
Yes, I was born to take care of you
Every single day of my life
I wanna love you
I love every little thing about you
I wanna love you, love you, love you
Born - to love you
Born - to love you
Yes I was born to love you
Born - to love you
Born - to love you
Every single day - of my life
An amazing feelin'
Comin' through
I was born to love you
With every single beat of my heart
Yes, I was born to take care of you
Every single day of my life
Yes I was born to love you
Every single day of my life
Go, I love you babe
Yes, I was born to love you
I wanna love you , love you, love you
I wanna love you
Hahahaha...it's magic! (what's?)
Hahaha!
I get so lonely, lonely, lonely, lonely
Yeah, I want to love you
Yeah, give it to me...haha
Era considerato "a bad guy", un cattivo ragazzo..
la sua storia con Nurayev, la difesa a tutti i costi della sua sessualità, pur ritenendo sempre la sua precedente famiglia un dono inestimabile, le parole scritte con forza e cantate con quell'espressività che nessuno è più riuscito a trasmettere da allora.
i Queen sono stato l'ultimo grande cambiamento nella storia della musica; ritmi mai sentiti, una commistione tra generi che ha reso grandi questo gruppo.
Freddie Mercury è stato quello che è Rachmaninov per i pianisti, Warhol per gli artisti, ovvero delle vette irraggiungibili..
Quella qui soprà è, insieme ad "Aria" di Gianna Nannini, forse una delle più belle canzoni d'amore mai scritte..passione e sentimento nello stesso tempo.. ne abbiamo tutti bisogno
21.12.07
6.12.07
Il mio regno per un cavallo..
Quali sono gli obbietivi aziendali di un italiano medio di 35 anni?
E quelli di un precario di 21 anni, quali sono?
"Ho puntato la mia vita su una giocata, e accetterò il rischio del dado.."
Riccardo III uno con le palle..uno cattivo, ma con le palle..
E quelli di un precario di 21 anni, quali sono?
"Ho puntato la mia vita su una giocata, e accetterò il rischio del dado.."
Riccardo III uno con le palle..uno cattivo, ma con le palle..
18.11.07
Never coming back...
Never coming back, mai tornare indietro, nessun arrivederci o addio, soltanto un buon viaggio..
Questo pensava Frank White, nel suo eterno peregrinare tra lo scontento, la delusione ed il rimpianto, il suo maggior nemico.
Abbandonato un posto, doveva forzatamente trovarne un altro, lui sans papier di periferia, lui apolide di anima, parvenu di un mondo che avrebbe volentieri fatto a meno di lui.
let it be, pensava..
l'aveva pensato tanto spesso, negli ultimi anni, e proprio per questo l'addio era diventato così difficile.
Con la sua 24 ore in mano, attraversò il binario che separava la vita reale dal film che finora l'aveva protetto. Sugar Ray cantava da una radio un motivetto allegro dei suoi anni. si sentì improvvisamente vecchio, e allegro allo stesso tempo.
"Cazzo, i vecchi non sono allegri, tranne quelli su Famiglia Cristiana, che sono sorridenti e passano le giornate a giocare a bowling. Ma dove cazzo la trovano la forza per lanciare quelle palle? "
pensò a lungo a questa metafora, a quei vecchi che trovavano un briciolo di vita, l'ennesimo a cui aggrapparsi, prima di fare la fine di quei birilli, caduti a terra e spazzati via da una palla bastarda ed impietosa, la cui unica cortesia è quella di non prenderti in pieno, ma farti spazzare via dal birillo di fianco.
Ma lui non era un birillo, era una fottutissima palla.. perciò, nonostante tutto, doveva continuare a rotolare, in qualche modo.
Perchè una pallottola l'aveva sconvolto tanto?
Morivano tante persone ogni giorno, in modi molto peggiori, ma quella pallottola l'aveva sconquassato dall'interno.
Pensava fosse un punto di svolta, l'inizio della fine. Oppure la fine dell'inizio, quell'inizio che da subito l'aveva condannato ad un limbo di un mondo che non prevede gli uomini in doppiopetto e 24 ore che non imbrogliano.
Lui non riusciva ad imbrogliare, soprattutto da quando Billie era andata via.
Partire, senza meta, era quello che ora desiderava. Seguire la traiettoria di quel proiettile,e via Roma, Arezzo, Badia Al Pino, Cetraro, Italia, Hampden Park. Si sentiva come un repubblichino di Salò, un combattente che ha abbracciato, seppur con tanta passione, la causa sbagliata.
Non c'è Salò però, non ci sono proiettili, austriaci e partigiani.
C'è solo una ferrovia da attraversare, una pedina di dama in tasca ed una Billia da ritrovare.
fanculo il jazz, fanculo Braveheart, fanculo Novecento.
Fanculo la scuola Holden.
Urlò, per esorcizzare la paura. Partì, senza una meta. Senza una barriera autostradale da passare. Partì.
"Andiamo insieme, Frank", disse una voce da dietro la ferrovia.
Questo pensava Frank White, nel suo eterno peregrinare tra lo scontento, la delusione ed il rimpianto, il suo maggior nemico.
Abbandonato un posto, doveva forzatamente trovarne un altro, lui sans papier di periferia, lui apolide di anima, parvenu di un mondo che avrebbe volentieri fatto a meno di lui.
let it be, pensava..
l'aveva pensato tanto spesso, negli ultimi anni, e proprio per questo l'addio era diventato così difficile.
Con la sua 24 ore in mano, attraversò il binario che separava la vita reale dal film che finora l'aveva protetto. Sugar Ray cantava da una radio un motivetto allegro dei suoi anni. si sentì improvvisamente vecchio, e allegro allo stesso tempo.
"Cazzo, i vecchi non sono allegri, tranne quelli su Famiglia Cristiana, che sono sorridenti e passano le giornate a giocare a bowling. Ma dove cazzo la trovano la forza per lanciare quelle palle? "
pensò a lungo a questa metafora, a quei vecchi che trovavano un briciolo di vita, l'ennesimo a cui aggrapparsi, prima di fare la fine di quei birilli, caduti a terra e spazzati via da una palla bastarda ed impietosa, la cui unica cortesia è quella di non prenderti in pieno, ma farti spazzare via dal birillo di fianco.
Ma lui non era un birillo, era una fottutissima palla.. perciò, nonostante tutto, doveva continuare a rotolare, in qualche modo.
Perchè una pallottola l'aveva sconvolto tanto?
Morivano tante persone ogni giorno, in modi molto peggiori, ma quella pallottola l'aveva sconquassato dall'interno.
Pensava fosse un punto di svolta, l'inizio della fine. Oppure la fine dell'inizio, quell'inizio che da subito l'aveva condannato ad un limbo di un mondo che non prevede gli uomini in doppiopetto e 24 ore che non imbrogliano.
Lui non riusciva ad imbrogliare, soprattutto da quando Billie era andata via.
Partire, senza meta, era quello che ora desiderava. Seguire la traiettoria di quel proiettile,e via Roma, Arezzo, Badia Al Pino, Cetraro, Italia, Hampden Park. Si sentiva come un repubblichino di Salò, un combattente che ha abbracciato, seppur con tanta passione, la causa sbagliata.
Non c'è Salò però, non ci sono proiettili, austriaci e partigiani.
C'è solo una ferrovia da attraversare, una pedina di dama in tasca ed una Billia da ritrovare.
fanculo il jazz, fanculo Braveheart, fanculo Novecento.
Fanculo la scuola Holden.
Urlò, per esorcizzare la paura. Partì, senza una meta. Senza una barriera autostradale da passare. Partì.
"Andiamo insieme, Frank", disse una voce da dietro la ferrovia.
3.11.07
Welcome..
Benvenuti in Calabria, terra di odori, sapori e colori. La realtà, però, è un'altra.
L'odore tanto reclamizzato è il tanfo emanato dai nostri depuratori, dal nostro mare da bere (in caso volessimo tentare il suicidio); è l'odore dell'amianto di Santa Caterina Albanese, che continua ad uccidere senza che nessuno faccia niente; è l'odore della nostra vergogna, della vergogna di umiliarsi giornalmente, andando a chiedere un lavoro da schifo al consigliere onorevole di turno; è l'odore che sale dalle gonne e dai vestiti, di gente che non ha più nulla di cui sorridere, ma ai quali togliere anche il sorriso sarebbe davvero impossibile.
I sapori, invece, sono quelli di cedri, mandarini, gelsomini, peperoncini, e di tutto quanto fa bella figura in tg e programmi di gastronomia. Il sapore della Calabria è quello della merda in bocca, ingoiata ogni giorno in quantità industriali per fare buon viso a cattivo gioco; non abbiamo cedri da esportare, non abbiamo più peperoncini, pasta e dolore per tutti, altrimenti non riusciamo a pagare la paghetta mensile da corrispondere ai nostri padri padroni e criminali.
I colori della Calabria sono tanti, troppo, e troppo pochi. Sono il nero, scuro come la cronaca, scuro come le gonne delle vedove di mafia, nero come le pistole che uccidono e che gambizzano, nero come un'appartenenza politica ed ideale sempre più collusa con chi le leggi le evita, creandosene apposite. Il verde dei monti, della Sila, dell'Aspromonte e del Pollino, diventa il verde dei lavoratori, senza un euro e senza un diritto da rivendicare.
Eppure, questa terra martortiata risorgerà, dalle sue ceneri, come un tizzone mal spento che continua con forza ad andare avanti. La caparbia dei calabresi è quel pezzo di legno, quel rosso vivo che ad ogni alito di vento prende vita e colore, rigenerandosi dalle sue ceneri.
Per tutti gli odori, i colori ed i sapori che entreranno nel nostro sogno, questi possiamo rassicurarli. Nessuno potrà mai toglierci la nostra licenza di sognare, la nostra licenza di vivere.
L'odore tanto reclamizzato è il tanfo emanato dai nostri depuratori, dal nostro mare da bere (in caso volessimo tentare il suicidio); è l'odore dell'amianto di Santa Caterina Albanese, che continua ad uccidere senza che nessuno faccia niente; è l'odore della nostra vergogna, della vergogna di umiliarsi giornalmente, andando a chiedere un lavoro da schifo al consigliere onorevole di turno; è l'odore che sale dalle gonne e dai vestiti, di gente che non ha più nulla di cui sorridere, ma ai quali togliere anche il sorriso sarebbe davvero impossibile.
I sapori, invece, sono quelli di cedri, mandarini, gelsomini, peperoncini, e di tutto quanto fa bella figura in tg e programmi di gastronomia. Il sapore della Calabria è quello della merda in bocca, ingoiata ogni giorno in quantità industriali per fare buon viso a cattivo gioco; non abbiamo cedri da esportare, non abbiamo più peperoncini, pasta e dolore per tutti, altrimenti non riusciamo a pagare la paghetta mensile da corrispondere ai nostri padri padroni e criminali.
I colori della Calabria sono tanti, troppo, e troppo pochi. Sono il nero, scuro come la cronaca, scuro come le gonne delle vedove di mafia, nero come le pistole che uccidono e che gambizzano, nero come un'appartenenza politica ed ideale sempre più collusa con chi le leggi le evita, creandosene apposite. Il verde dei monti, della Sila, dell'Aspromonte e del Pollino, diventa il verde dei lavoratori, senza un euro e senza un diritto da rivendicare.
Eppure, questa terra martortiata risorgerà, dalle sue ceneri, come un tizzone mal spento che continua con forza ad andare avanti. La caparbia dei calabresi è quel pezzo di legno, quel rosso vivo che ad ogni alito di vento prende vita e colore, rigenerandosi dalle sue ceneri.
Per tutti gli odori, i colori ed i sapori che entreranno nel nostro sogno, questi possiamo rassicurarli. Nessuno potrà mai toglierci la nostra licenza di sognare, la nostra licenza di vivere.
ed ora?
Ora inizia il bello..
Ora che la sindrome da foglio vuoto sta iniziando a svanire, cresce l'ansia per qualcosa che, da esordio, deve catturare l'attenzione di chi, passando distrattamente, dovrà soffermarsi su questo cahier de doleance.
Sapete, credo che nessuno, alla fine di un libro, ricorda con precisione cosa stesse succedendo alla prima pagina. Così come, nel momento in cui qualcosa va bene, ci si dimentica immediatamente degli inizi, delle difficoltà, della sindrome da foglio bianco.
Dalla mia posizione privilegiata, la poltrona che vedete accanto a questo post, ho deciso di raccontare, se le signorie vostre me lo concederanno, cosa si vede da qui, come appare il mondo appoggiati comodamente su questi braccioli demodee.
E' tutta mia, la città..
Ora che la sindrome da foglio vuoto sta iniziando a svanire, cresce l'ansia per qualcosa che, da esordio, deve catturare l'attenzione di chi, passando distrattamente, dovrà soffermarsi su questo cahier de doleance.
Sapete, credo che nessuno, alla fine di un libro, ricorda con precisione cosa stesse succedendo alla prima pagina. Così come, nel momento in cui qualcosa va bene, ci si dimentica immediatamente degli inizi, delle difficoltà, della sindrome da foglio bianco.
Dalla mia posizione privilegiata, la poltrona che vedete accanto a questo post, ho deciso di raccontare, se le signorie vostre me lo concederanno, cosa si vede da qui, come appare il mondo appoggiati comodamente su questi braccioli demodee.
E' tutta mia, la città..
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