18.11.07

Never coming back...

Never coming back, mai tornare indietro, nessun arrivederci o addio, soltanto un buon viaggio..
Questo pensava Frank White, nel suo eterno peregrinare tra lo scontento, la delusione ed il rimpianto, il suo maggior nemico.
Abbandonato un posto, doveva forzatamente trovarne un altro, lui sans papier di periferia, lui apolide di anima, parvenu di un mondo che avrebbe volentieri fatto a meno di lui.
let it be, pensava..
l'aveva pensato tanto spesso, negli ultimi anni, e proprio per questo l'addio era diventato così difficile.
Con la sua 24 ore in mano, attraversò il binario che separava la vita reale dal film che finora l'aveva protetto. Sugar Ray cantava da una radio un motivetto allegro dei suoi anni. si sentì improvvisamente vecchio, e allegro allo stesso tempo.
"Cazzo, i vecchi non sono allegri, tranne quelli su Famiglia Cristiana, che sono sorridenti e passano le giornate a giocare a bowling. Ma dove cazzo la trovano la forza per lanciare quelle palle? "
pensò a lungo a questa metafora, a quei vecchi che trovavano un briciolo di vita, l'ennesimo a cui aggrapparsi, prima di fare la fine di quei birilli, caduti a terra e spazzati via da una palla bastarda ed impietosa, la cui unica cortesia è quella di non prenderti in pieno, ma farti spazzare via dal birillo di fianco.
Ma lui non era un birillo, era una fottutissima palla.. perciò, nonostante tutto, doveva continuare a rotolare, in qualche modo.
Perchè una pallottola l'aveva sconvolto tanto?
Morivano tante persone ogni giorno, in modi molto peggiori, ma quella pallottola l'aveva sconquassato dall'interno.
Pensava fosse un punto di svolta, l'inizio della fine. Oppure la fine dell'inizio, quell'inizio che da subito l'aveva condannato ad un limbo di un mondo che non prevede gli uomini in doppiopetto e 24 ore che non imbrogliano.
Lui non riusciva ad imbrogliare, soprattutto da quando Billie era andata via.
Partire, senza meta, era quello che ora desiderava. Seguire la traiettoria di quel proiettile,e via Roma, Arezzo, Badia Al Pino, Cetraro, Italia, Hampden Park. Si sentiva come un repubblichino di Salò, un combattente che ha abbracciato, seppur con tanta passione, la causa sbagliata.
Non c'è Salò però, non ci sono proiettili, austriaci e partigiani.
C'è solo una ferrovia da attraversare, una pedina di dama in tasca ed una Billia da ritrovare.
fanculo il jazz, fanculo Braveheart, fanculo Novecento.
Fanculo la scuola Holden.
Urlò, per esorcizzare la paura. Partì, senza una meta. Senza una barriera autostradale da passare. Partì.
"Andiamo insieme, Frank", disse una voce da dietro la ferrovia.

3.11.07

Welcome..

Benvenuti in Calabria, terra di odori, sapori e colori. La realtà, però, è un'altra.
L'odore tanto reclamizzato è il tanfo emanato dai nostri depuratori, dal nostro mare da bere (in caso volessimo tentare il suicidio); è l'odore dell'amianto di Santa Caterina Albanese, che continua ad uccidere senza che nessuno faccia niente; è l'odore della nostra vergogna, della vergogna di umiliarsi giornalmente, andando a chiedere un lavoro da schifo al consigliere onorevole di turno; è l'odore che sale dalle gonne e dai vestiti, di gente che non ha più nulla di cui sorridere, ma ai quali togliere anche il sorriso sarebbe davvero impossibile.
I sapori, invece, sono quelli di cedri, mandarini, gelsomini, peperoncini, e di tutto quanto fa bella figura in tg e programmi di gastronomia. Il sapore della Calabria è quello della merda in bocca, ingoiata ogni giorno in quantità industriali per fare buon viso a cattivo gioco; non abbiamo cedri da esportare, non abbiamo più peperoncini, pasta e dolore per tutti, altrimenti non riusciamo a pagare la paghetta mensile da corrispondere ai nostri padri padroni e criminali.
I colori della Calabria sono tanti, troppo, e troppo pochi. Sono il nero, scuro come la cronaca, scuro come le gonne delle vedove di mafia, nero come le pistole che uccidono e che gambizzano, nero come un'appartenenza politica ed ideale sempre più collusa con chi le leggi le evita, creandosene apposite. Il verde dei monti, della Sila, dell'Aspromonte e del Pollino, diventa il verde dei lavoratori, senza un euro e senza un diritto da rivendicare.

Eppure, questa terra martortiata risorgerà, dalle sue ceneri, come un tizzone mal spento che continua con forza ad andare avanti. La caparbia dei calabresi è quel pezzo di legno, quel rosso vivo che ad ogni alito di vento prende vita e colore, rigenerandosi dalle sue ceneri.
Per tutti gli odori, i colori ed i sapori che entreranno nel nostro sogno, questi possiamo rassicurarli. Nessuno potrà mai toglierci la nostra licenza di sognare, la nostra licenza di vivere.

ed ora?

Ora inizia il bello..
Ora che la sindrome da foglio vuoto sta iniziando a svanire, cresce l'ansia per qualcosa che, da esordio, deve catturare l'attenzione di chi, passando distrattamente, dovrà soffermarsi su questo cahier de doleance.
Sapete, credo che nessuno, alla fine di un libro, ricorda con precisione cosa stesse succedendo alla prima pagina. Così come, nel momento in cui qualcosa va bene, ci si dimentica immediatamente degli inizi, delle difficoltà, della sindrome da foglio bianco.
Dalla mia posizione privilegiata, la poltrona che vedete accanto a questo post, ho deciso di raccontare, se le signorie vostre me lo concederanno, cosa si vede da qui, come appare il mondo appoggiati comodamente su questi braccioli demodee.
E' tutta mia, la città..