L'aria umida e fredda di quei giorni di dicembre entrava nelle case, negli uffici, passava attraverso sciarpe dalle maglie troppo larghe ed impermeabili anonimi, che coprivano giacche e gilet di aspiranti colletti bianchi.
Milano in quei giorni era così, autunno ed inverno insieme, colore e nostalgia, sole e bruma, con la forza devastante di un fiume in piena, che sbatte incessantemente contro un muro destinato a non crollare mai. Un taxi passò davanti a Frank White proprio lì, predendo in pieno quella maledetta pozzanghera a pochi centrimetri da quella figura un pò esile, che adesso appariva ancora più teatrale nel suo disumano grigiore.
Frank sospirò, l'ennesimo sospiro di una vita ormai passata nella rassegnazione più estrema: da quanto tempo non prendeva una decisione? Da quanto tempo non si guardava allo specchio, senza sentire la vergogna che nasceva dal dover affrontare i suoi stessi occhi..
Entrò in un bar squallido, se possibile più anonimo di lui, chiedendo un caffè macchiato ad un commesso che, pezza in mano, asciugava delle tazzine alla bell'e meglio, poi passava la pezza sul bancone, palesando agli occhi di Frank quanto del lerciume presente sullo straccio avrebbe bevuto tra pochi secondi.
"Il suo caffè", disse il minuto uomo dietro al bancone, mentre dalla strada, lì fuori, saliva un brusio indistinto, un vociare di donne e ragazzini e uomini e vecchi che chiedevano aiuto. Senza mollare la tazzina appena presa in mano, Frank posò il suo impermeabile su uno sgabello e si portò vicino all'entrata del bar, giusto il tempo necessario per guardare fuori ed accontentare la sua curiosità morbosa; non capiva, dove e da cosa stesse correndo la gente, lì fuori. Improvvisamente, un boato, poi solo fumo nero in mezzo alle auto ed ai palazzi di quella zona residenziale milanese: una bomba, due, un'auto scoppiata, cosa? Cosa stava succedendo? Frank si rialzò in fretta scrollandosi di dosso i vetri della porta d'ingresso del locale, e si trovò davanti lei, Billie, splendida come non mai..
"Non è niente", gli ripeteva, "stai tranquillo, Frank, non è niente". Erano passati due lunghissimi anni da quando se n'era andata, facendo perdere completamente le sue tracce. "Frank, non è niente, ma ora andiamo.."
Frank, come in trance, non disse una parola e la seguì. Guardò l'orologio, erano le 16 e 37 del 12 dicembre, anno di dio 1969.
Billie era appena tornata; dopo averla cercata per giorni, mesi ed anni, Frank non l'avrebbe più dimenticato, quell'incontro invernale in Piazza Fontana.
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